Il Parco Nazionale del Gargano, ha sollevato la necessità di porre mano alla definizione della problematica dei trabucchi siti sul
territorio costiero di Vieste, all’interno del demanio marittimo. Tali strutture, destinate alla pesca, nel tempo si sono caratterizzate come fondamentale elemento del paesaggio, della cultura e della storia delle zone nelle quali tali strumenti di pesca vengono e/o sono stati utilizzati.
Si tratta, delle cosiddette “bilance a posto fisso”, che
assumono nomi ancora più particolari a seconda che si tratti di bilance fissate
sulla costa, ovvero di bilance fissate sui moli dei porti. Indipendentemente
dalla loro allocazione, si tratta di strumenti da pesca che hanno rilevanza sul
piano storico, archeologico, culturale, di valorizzazione turistica, ambientale
e paesaggistica. I trabucchi della costa garganica sono indicati dal Parco
Nazionale del Gargano come beni archeologici e, sono presenti sul territorio di
Peschici e Vieste. Il trabucco garganico consiste in una
costruzione realizzata in legno strutturale, rappresentato da una piattaforma
protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d'aleppo, dalla
quale si allungano, sospesi a qualche metro dall'acqua, due (o più) lunghi
bracci, detti antenne, che sostengono un'enorme rete a maglie strette, detta trabocchetto.
I trabucchi garganici – almeno quelli di Vieste – insistono
in parte sul demanio marittimo, di fatto sono pertinenze demaniali, e in
parte sul demanio civico. Sotto il profilo giuridico, data la natura
demaniale dei luoghi ove insistono i trabucchi, si pongono principalmente due
questioni e, cioè una relativa alla proprietà e l’altra relativa alla gestione.
Per quanto riguarda la prima questione, ove non fatto, va
attivata, se ritenuta necessaria ed opportuna, la procedura di
incameramento delle predette strutture tra le pertinenze del demanio marittimo,
cioè del patrimonio indisponibile dello stato – ramo marina mercantile -
ed inseriti nell’ambito del piano comunale delle coste. Non possono in
alcun modo essere incamerati tra beni del comune, in quanto siti sul demanio
marittimo, che è di proprietà esclusiva dello stato, ma possono essere destinati ad altri fini pubblici su richiesta dell’amministrazione civica, ma
ritengo anche su richiesta del Parco Nazionale del Gargano, ipotesi questa che
ben si attaglia ai trabocchi. Tale operazione coinvolge inevitabilmente
le Capitanerie di Porto e l’Agenzia del Demanio.
Trattandosi di beni archeologici, così come appare sul sito
del Parco Nazionale del Gargano, si pone un’altra questione cioè, quella
relativa al divieto di concederli in uso a privati, stante il disposto
dell’art. 16 della legge regionale 23 giugno 2006, n. 17. Da affrontare anche
la questione della eventuale necessità di legittimazione ed affrancazione
dell’uso civico. Per quanto concerne la gestione, viceversa si pone un’altra
problematica connessa alla salvaguardia della pubblica incolumità, messa in
sicurezza e, precauzioni per evitare incidenti. Trattandosi di apprestamenti
che non possono essere dati in concessione a privati, dovranno essere gestiti
dal comune oppure dal Parco nazionale del Gargano, attraverso il trasferimento
in consegna degli stessi, materia che trova compiuta disciplina nel codice
della navigazione agli artt. 34 e nel regolamento di esecuzione all’art. 36.
Angelo Ruberto
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