sabato 8 febbraio 2014

TRABUCCHI: quid juris? L'avv. Ruberto spiega

Negli ultimi giorni è tornata alla ribalta la questione dei trabucchi garganici, con una serie di polemiche e di reciproche accuse tra il Presidente del Parco Nazionale del Gargano e l'associazione "Rinascita dei Trabucchi". L'avvocato Angelo Ruberto ha espresso il proprio parere legale, in qualità di Esperto di Demanio Marittimo.

Il Parco Nazionale del Gargano, ha sollevato la necessità di porre mano alla definizione della problematica dei trabucchi siti sul
territorio costiero di Vieste, all’interno del demanio marittimo. Tali strutture, destinate alla pesca, nel tempo si sono caratterizzate come fondamentale elemento del paesaggio, della cultura e della storia delle zone nelle quali tali strumenti di pesca vengono e/o sono stati utilizzati.

Si tratta, delle cosiddette “bilance a posto fisso”, che assumono nomi ancora più particolari a seconda che si tratti di bilance fissate sulla costa, ovvero di bilance fissate sui moli dei porti. Indipendentemente dalla loro allocazione, si tratta di strumenti da pesca che hanno rilevanza sul piano storico, archeologico, culturale, di valorizzazione turistica, ambientale e paesaggistica. I trabucchi della costa garganica sono indicati dal Parco Nazionale del Gargano come beni archeologici e, sono presenti sul territorio di Peschici e Vieste. Il trabucco garganico consiste  in una costruzione realizzata in legno strutturale, rappresentato da una piattaforma protesa sul mare ancorata alla roccia da grossi tronchi di pino d'aleppo, dalla quale si allungano, sospesi a qualche metro dall'acqua, due (o più) lunghi bracci, detti antenne, che sostengono un'enorme rete a maglie strette, detta trabocchetto.

I trabucchi garganici – almeno quelli di Vieste – insistono in parte sul demanio marittimo, di fatto sono pertinenze demaniali, e in parte sul demanio civico. Sotto il profilo giuridico, data la natura demaniale dei luoghi ove insistono i trabucchi, si pongono principalmente due questioni e, cioè una relativa alla proprietà e l’altra relativa alla gestione.

Per quanto riguarda la prima questione, ove non fatto, va attivata, se ritenuta necessaria ed opportuna, la procedura di incameramento delle predette strutture tra le pertinenze del demanio marittimo, cioè del patrimonio indisponibile dello stato – ramo marina mercantile - ed inseriti nell’ambito del piano comunale delle coste. Non possono in alcun modo essere incamerati tra beni del comune, in quanto siti sul demanio marittimo, che è di proprietà esclusiva dello stato, ma possono essere destinati ad altri fini pubblici su richiesta dell’amministrazione civica, ma ritengo anche su richiesta del Parco Nazionale del Gargano, ipotesi questa che ben si attaglia ai trabocchi. Tale operazione coinvolge inevitabilmente le Capitanerie di Porto e l’Agenzia del Demanio. 

Trattandosi di beni archeologici, così come appare sul sito del Parco Nazionale del Gargano, si pone un’altra questione cioè, quella relativa al divieto di concederli in uso a privati, stante il disposto dell’art. 16 della legge regionale 23 giugno 2006, n. 17. Da affrontare anche la questione della eventuale necessità di legittimazione ed affrancazione dell’uso civico. Per quanto concerne la gestione, viceversa si pone un’altra problematica connessa alla salvaguardia della pubblica incolumità, messa in sicurezza e, precauzioni per evitare incidenti. Trattandosi di apprestamenti che non possono essere dati in concessione a privati, dovranno essere gestiti dal comune oppure dal Parco nazionale del Gargano, attraverso il trasferimento in consegna degli stessi, materia che trova compiuta disciplina nel codice della navigazione agli artt. 34 e nel regolamento di esecuzione all’art. 36.                         

Angelo Ruberto

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