Nel 2006 la Provincia di Foggia mise in vendita la nave, che fu acquistata dalla ditta Incelli Alessandro di Frosinone che avrebbe così provveduto alla rimozione del relitto. Ma mentre si andò a tagliare la poppa, si riversò nel mare una sostanza oleosa contenuta nei conteiner che si trovavano sulla nave. Si parlò di disastro ambientale, ma le Istituzioni cercarono ovviamente di minimizzare l'accaduto.
La Eden V è un mostro ambientale, che rappresenta un fallimento per le Istituzioni (ma anche per le associazioni ambientaliste) che hanno cercato di nascondere la questione, approfittando del fatto che quel tratto di spiaggia di 15 km è difficile da raggiungere e quindi poco frequentato, ma che rappresenta una meravigliosa riserva naturale, una delle poche rimaste intoccate (o quasi) dall'uomo.
La condanna di naufragio colposo che il Tribunale di Lucera ha cercato di far notificare al capitano della nave a poco è servita, anche perchè - come lo stesso giornalista Gianni Lannes fa notare in una sua inchiesta sulla nave - nella condanna viene scritto che Beirut, la capitale del Libano dove risiedeva il capitano della nave, si trova in Algeria. Un paradossale errore.
E chi spera ancora che presto o tardi quella nave verrà rimossa è un illuso, un sognatore. La rimozione della Eden V è ormai irrealizzabile, considerato che la nave è completamente arrugginita e in parte insabbiata nel mare. A farla scomparire ci penserà il mare, che in parte la sta inghiottendo e in parte la sta sbriciolando in una polvere di ruggine che si riversa ogni giorno sulla spiaggia circostante e nel mare, contaminando quel seggestivo tratto di spiaggia che fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Un tratto di spiaggia condannato ad un triste destino perchè è completamente abbandonato dalle Istituzioni, da tutte le Istituzioni.
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