lunedì 7 luglio 2014

La sicurezza nelle spiagge libere: quid juris?

L'avv. Angelo Ruberto
La gestione e l'amministrazione del demanio marittimo ormai da diversi anni è in mano agli Enti Locali, ma purtroppo la gestione sembra limitarsi al rilascio delle concessioni agli stabilimenti balneari ed all'incasso del relativo canone.
Per il resto come ogni anno, le spiagge libere sono terra di nessuno. Nelle spiagge in concessione ai privati i servizi di pulizia delle spiagge e di vigilanza ai bagnanti viene effettuato a mezzo di apposiste postazioni di salvataggio con bagnino e, nelle spiagge libere invece?

L'obbligo di pulire le spiagge libere e la responsabilità di
garantire la sicurezza dei bagnanti è dei Comuni, i quali almeno nelle spiagge maggiormente frequentate dovrebbero attivare il servizio di vigilanza e salvataggio e, nelle spiagge meno frequentate segnalare l'assenza del servizio di vigilanza con appositi cartelli. Ma purtroppo bisogna constatare, da quello che si vede nelle nostre spiagge, che ciò non avviene.

Il sindaco è l'autorità responsabile in materia di sicurezza ed incolumità pubblica così come espressamente indicato nell'art. 54 del Testo Unico sugli Enti Locali, ma anche le ordinanze balneari che all'inizio di ogni stagione balneare vengono emanate dalla Regione, congiuntamente ai vari responsabili delle Capitanerie di Porto competenti per territorio, prevedono l'obbligo a carico dei Comuni ad espletare e garantire il servizio di vigilanza e salvataggio.

Il Comune di San Nicandro Garganico almeno fino ad ora non lo ha mai garantito, anche se la spiaggia libera del territorio sannicandrese è di limitatissima estensione e, comunque a ridosso di strutture attrezzate che dispongono del servizio. Ma il Comune di Lesina che viceversa dispone di chilometri di spiaggia libera?

In molti Comuni italiani il servizio viene svolto da associazioni di volontariato ed, i volontari assegnati al servizio sono persone in possesso dei requisiti di legge per svolgere il servizio, primo fra tutti sono e devono essere in possesso del brevetto del bagnino di salvataggio rilasciato dall'Associazione Nazionale di Salvamento o dalla Federazione Italiana Nuoto previo il superamento di un esame teorico-pratico da tenersi presso le Capitanerie di Porto. Certo, nessuno si nasconde dietro un dito e, tutti sappiamo quali sono le condizioni economiche-finanziarie della maggioranza dei comuni italiani, ma molti di essi, tra questi anche comuni pugliesi, comunque si sono attivati in maniera diversa, es. come le associazioni di volontariato e con convenzioni con le Capitanerie di Porto. I comuni del nostro territorio hanno cercato di farlo? Chissà!

Angelo Ruberto

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