Dopo l'alluvione che nella prima settimana di settembre ha provocato ingenti danni in diverse zone del Gargano, causando anche due morti, l'Ente Parco torna a parlare di demolizioni. Perché si sa, in Italia solo dopo le tragedie si tenta di correre ai ripari. E così, lo scorso 18 settembre, il Presidente del Parco Nazionale del Gargano, Stefano Pecorella, e il
procuratore capo di Foggia, Leonardo De Castris, hanno tenuto una conferenza stampa durante la quale è stata illustrata la convenzione stipulata tra il Parco e la Procura della Repubblica, che prevede un finanziamento da parte del Ministero dell'Ambiente di 500 mila euro per la demolizione di 40 immobili, situati nelle zone interessate dall'alluvione, e sui quali pendono delle sentenze definitive nelle quali si è ordinata la demolizione.
Nella convenzione è previsto anche l'allestimento di un vero e proprio Ufficio Demolizioni, con due sostituti procuratori e personale di Polizia Giudiziaria, che avrà il compito di stilare un elenco degli edifici da demolire.
Questa volta, pare, che con le demolizioni si voglia fare sul serio. "Tolleranza zero", infatti, sono state le parole pronunciate dal Procuratore, De Castris, nel corso della conferenza stampa, il quale ha aggiunto che si procederà con la demolizione "di strutture abusive a
rischio crollo o molto vecchie, compresi gli eco-mostri abbandonati da
tempo, gli edifici che presentano un maggior pericolo di incidenza nei
fenomeni idrogeologici del territorio, e su strutture turistiche e
commerciali prima che su quelle ad uso abitativo”. Questi sono i criteri a cui si atterrà l'Ufficio Demolizioni nel redigere la lista. Oltre alle aree interessate dalla catastrofe naturale, sono state citate anche le zone di Manfredonia e Mattinata, come aree che verranno interessate dalle demolizioni nei prossimi anni.
Non si è accennato, invece, alla zona dello Schiapparo, sul quale, come risaputo, si estende un villaggio abusivo di oltre 2500 immobili da oltre trent'anni. In base ai criteri elencati da De Castris, ci sarebbero poche probabilità che gli immobili dello Schiapparo vengano demoliti, ad eccezione, magari dei ruderi abbandonati da tempo, per i quali non sono state mai presentate delle domande di condono o dei ricorsi contro le ordinanze di sgombero.
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